Il passaparola è l’advertising più devastante. E Google lo sà  bene.

17 Ott

Kiko Hattori Hanzo col suo blog continua a darci ottimi spunti sul ruolo importante, efficace, direi devastante del passaparola. Ne cito uno stralcio:

“I mercati sono conversazioni”. Tenete a mente questa importante lezione. E’ fondamentale comprendere e accettare il potere del consum-attore.
Siete ancora convinti che il potere stia nei vostri uffici comunicazione? Non riuscirete ad avere sostenitori della vostra marca.
Capire cosa fa di una persona un sostenitore di una marca è fondamentale per creare quelle opportunità  che vi permetteranno di integrare il passaparola nel marketing mix e costruire un successo duraturo”¦
E’ necessario andare oltre le semplici campagne pubblicitarie.
E’ necessario investire energie, tempo, intelligenza.
Media budget straordinari non saranno sufficienti a creare il passaparola positivo”¦
Il successo che deriva da un passaparola di lungo periodo necessita di integrazione, necessita di tempo e di umiltà . Avete capito bene, di umiltà .

Internet è stato concepito per comunicare. E i canali che internet mette a disposizione sono molti. Essere presenti in tali canali (forum, mailing list, newsletter, chat, portali, newsgroup, sito web…) significa essere presente dove avviene il “passaparola”, dove gli utenti dialogano e creano “community”.

Il miglior modo per un’azienda di creare passaparola propositivo sarebbe essere attivi in tali ambienti. Parteciparvi (mi viene in mente il bel libro dell’Elena Antognazza). Ma tale presenza costa fatica, tempo, expertise e, non ultimo, soldi. E’ possibile esservi presenti in altra forma?
Google ha una risposta a tutto ciò: AdWords e la sua “pubblicità  nella rete di contenuto”: motori di ricerca, siti, newsletter, chat, rss,…. Programma che non esita ad “allargarsi” a macchia d’olio.
Certo. Non ha la valenza del passaparola, e siamo ben lungi da averne l’efficacia, ma analizzando il modello di funzionamento (pubblicità  contestualizzata e customizzata quanto possibile sull’utente), è la cosa che più gli si avvicina. Anche per il suo carattere di non intrusività  (diciamo modesta). Google stesso in qualità  di motore di ricerca (risultati “puri” o organici che dir si volgia) viene vissuto dagli utenti quasi fosse un “consigliere” di soluzioni, molto vicino al consiglio di un amico.

Sarà  per questo che i ROI delle attività  di Search Engine Marketing sono così devastanti?

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